Cari amici di CNOS FAP Vigliano Biellese, ieri si sono conclusi gli scrutini al termine di un anno particolarissimo che è giunto a conclusione con l’impegno di tutti.
In questi giorni stanno arrivando a casa di ciascuno gli esiti. Il momento del “giudizio” è sempre uno “snodo esistenziale”.
Chi ce l’avrà fatta dopo un anno di impegno potrà essere consapevole del suo valore ma se non sarà consapevole anche che un passo non è il cammino, che una tappa non è il viaggio allora anche il successo rischia di essere vuoto… Chi ce l’avrà fatta dopo un anno un po’ svogliato e sarà passato “per il rotto della cuffia” se non comprenderà che la vita non si misura con il “contagocce” ma chiede noi al totalità del nostro impegno allora avrà raggiunto un traguardo inutile…
Chi non ce l’avrà fatta dopo un anno di lavoro serio e impegnato non tema! Non c’è sconfitta nell’impegno fedele, ogni inciampo è un segnale sulla strada di chi conosce la fatica e ogni traguardo apparentemente mancato è il trampolino per raggiungere la felicità…
Chi non ce l’avrà fatta dopo un anno di disimpegno e svogliatezza se avrà compreso che la vita chiede di essere vissuta, se comprenderà che il dono più grande che ci può essere dato è di riempire di senso ogni istante, se assimilerà la consapevolezza che noi non siamo i nostri successi o le nostre sconfitte allora potrà rimettersi ai blocchi di partenza e iniziare un nuovo viaggio. A loro, soprattutto a loro dedichiamo la lettera di una mamma al figlio “bocciato”.
“Figlio mio, stamattina mi ha chiamato la scuola per dirmi che non ce l’hai fatta. Dovrai ripetere l’anno. Il tuo professore era afflitto, mai quanto me che ho dovuto sentire le sue parole. Volevo dirgli che hai combattuto fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, poi ho pensato che a cose fatte era una precisazione inutile. Io lo so e me lo ricorderò. Ho passato mezz’ora fissando il vuoto pensando a come dirtelo. Tu hai lottato fino all’ultimo.
Hai persino preso otto nella verifica di storia il penultimo giorno di scuola. Ma non è bastato, perché sei stato un disastro in matematica, fisica e persino in italiano, per via di quattro impreparati in batteria. E poi latino così così, scienze non recuperato il primo quadrimestre. Perché adesso conta anche quello, accidenti.
Sono entrata nella tua stanza, te l’ho detto e tu non ci credevi. Hai pensato a uno scherzo. Ovvio che non lo era. Ho visto la tua espressione che da attonita è diventata sconfitta. Hai perso la tua battaglia perché hai creduto di poter fare ciò che non è sempre scontato: ottenere risultati impegnandosi solo all’ultimo momento, inventando un miracolo. Si può e a volte riesce, ma anche per fare i miracoli servono basi di credibilità. Adesso lo sai.
Alla tua generazione è chiesta l’eccellenza. Voi dovete essere perfetti, perché siete pochi e crescete nell’idea che credere in se stessi in modo acritico funzioni sempre. E che essere incredibili sia la risposta.
Da oggi sai che non è così. Essere persone straordinarie è uno status che si acquisisce con le vittorie, ma soprattutto con le sconfitte. Hai sottovalutato le implicazioni, hai creduto di poterti permettere di non fare il tuo dovere e alla fine hai sperato che il poco che hai fatto andasse bene a tutti. No, ciò che hai fatto come vedi non è bastato.
Eri convinto, ma il colpo di genio non sempre paga. Il colpo di genio l’hai avuto in qualche materia che non ti costava troppa fatica, mentre le altre le hai date per perse. Il colpo di genio usato così funziona una volta: si ripete soltanto quando hai speso un gran tempo nell’esercizio. Quando hai abbastanza scritto, suonato, cantato, letto, contato fino a rovinarti occhi, dita, gola. Quando hai imparato tutto quello che serve, anche se non ti sembra possa risultare minimamente utile al tuo scopo. Sai perché? Perché non hai ancora trovato il tuo scopo.
Ti sei trovato a maggio a dover recuperare ciò che ritenevi di poter fare in un attimo e che in un attimo fare non si può. Ti sei illuso che tutto potesse essere fatto senza sforzo o con moderata fatica.
Oggi hai scoperto che non funziona così. Che puoi raccontarti di essere bravo (e lo sei), ma per essere davvero bravi bisogna avere l’umiltà di aprire i libri e studiare cose noiosissime ogni giorno. Le dimenticherai dopo, non prima: questo è il segreto. Quello che ti resterà sarà parte di te, diventerà ciò che sarai. E quando le saprai tutte, le cose che chiede la scuola, ancora non basterà. Ma questo lo sai già, perché tu sei la nuova generazione. Lo sa bene anche la vecchia, se ciò ti può in qualche modo consolare.
Alighieri Dante, il tizio che non hai studiato, ha dovuto subire umiliazioni peggiori delle tue. Cacciato da casa e dal suo paese, ha supplicato ospitalità, è morto da solo e nessuno si è ricordato di lui per almeno trecento anni. Oggi è lo scrittore di maggior successo al mondo. Questa è una sua celebre terzina.
«Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ’l salir per l’altrui scale.»
È giunto il tempo che tu impari ad affrontare quelle scale. Queste scale sono le tue. Raccogli l’anima da terra e sali quei gradini, uno per uno. Fagliela vedere.
Non ti ho mai amato così tanto come oggi che ti vedo perdere.”
Ecco… non vi abbiamo mai amato così tanto come oggi, voi che avete finito con un successo l’anno e voi che avete fatto più fatica, voi che festeggerete, voi che piangerete e anche voi cui, infondo, importa poco… non vi abbiamo mai amato così tanto. Buon cammino!